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L’Unione Europea ed il “salario minimo”

Si riaccende il dibattito 

Si scalda il confronto estivo del 2023: Il dibattito sul salario minimo infiamma la scena politica

Quello che speravamo non accadesse in questa rovente Estate 2023 è che il ‘clima politico’ si surriscaldasse! E l’argomento sul quale i partiti politici si stanno confrontando apertamente è quello del “salario minimo”  ovvero,  per dirla in breve: un salario atto a “garantire l’adeguatezza delle retribuzioni dei lavoratori”.

Il tema riguarda la generalità dei lavoratori (23milioni, circa) anche se la platea di soggetti più sensibili  ammonta a 3 milioni (ed oltre). Tutti costoro guadagnano meno di 9 (nove) euro lordi all’ora e si trovano su una soglia di povertà che non permette loro di vivere un’esistenza dignitosa. Già solo questo dato e questa considerazione dovrebbe richiamare tutti al rispetto di quanto è sancito dall’Art. 36 della Costituzione. Non solo, ma anche gli Artt. 1 e 4 enunciano il diritto/dovere del cittadino ad avere e svolgere un lavoro che …………. concorra al (proprio) progresso materiale e spirituale.  

In prima battuta si è sempre risposto che sono i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) a garantire il rispetto delle regole generali volte a garantire, appunto, un “salario minimo” dignitoso (c.d. minimo bilogico). Ma sappiamo che, in concreto, ciò che si dice non sia completamente vero o meglio, non è vero per gli oltre 3 milioni di lavoratori di cui si è fatto cenno prima.  

L'Europa abbraccia una legge sui salari minimi: un'analisi dei possibili ostacoli

Poiché questo ‘problema’ non riguarda solo l’Italia, dobbiamo segnalare che il Parlamento Europeo ha accolto ormai in via definitiva una legge sui salari minimi. Anche se si riconosce che non è certamente il “salario minimo stabilito per legge la soluzione ideale per garantire a tutti i lavoratori  un tenore di vita dignitoso“ e pertanto la Commissione Europea NON invitava alcuno degli Stati membri ad introdurre il salario minimo.  Anzi, la Commissione Europea caldeggiava fortemente una contrattazione collettiva che avesse una rappresentatività di almeno l’80% dei contratti di lavoro. Da questo punto di vista, l’Italia è stata considerata un ‘modello di riferimento’.   

La sfida del salario minimo europeo: Competenze nazionali e asimmetrie salariali

La Commissione Europea riconosce l’impossibilità di fissare un ‘livello di salario minimo’applicabile in tutti i Paese dell’Unione. Ciò è dovuto sia al rispetto delle competenze nazionali che all’enorme difficoltà di stabilire un criterio di determinazione valido per tutti .

A solo titolo di esempio riportiamo che il TFR, la 13° e la 14° mensilità sono istituti salariali che non esistono in tutti i paesi membri e pertanto le asimmetrie fra i salari di un Paese rispetto ad un altro sarebbero significative.

Evitare i raffronti superficiali: La complessità del salario minimo nell'Unione Europea

Infine, è bene non farsi attrarre da inutili raffronti con il “salario minimo” garantito nei Paese dell’U.E. ed il nostro. Se leggiamo che in Germania l’ammontare complessivo garantito è di euro 2.112,00,  nel Lussemburgo ammonta ad euro 2.141,99 per scendere ad euro 311,89 in Bulgaria, commetteremmo un errore madornale perché dovremmo correttamente conoscere i dati macro economici di quei singoli paesi per poi far un confronto con i nostri.  

La proposta di Legge in Italia

Il Disegno-di-legge Conte-Schlein prevede una soglia minima di 9 euro all’ora (lordi) e ciò non riguarderà unicamente i lavoratori subordinati ma anche tutti coloro che abbiano un rapporto di lavoro che presenti analoghe necessità di tutela nell’ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo. 

E’ altresì prevista la creazione di un Comitato di aggiornamento tecnico che rappresenti sia i datori di lavoro che i lavoratori, attraverso i Sindacati. Infine, punto di acceso dibattito, è previsto un ‘sistema di compensazione’ (meccanismo che vede lo Stato parte attiva) il cui scopo sarà/sarebbe quello di alleggerire il costo-del-lavoro alle imprese. Lo Stato assume  quindi un ruolo attivo nella contrattazione collettiva calmierando la libera determinazione dei salari influenzata fortemente dal mercato.

Salario minimo e Art. 36 della Costituzione: Possibili soluzioni per superare le lacune e garantire proporzionalità e sufficienza

Se la proposta fatta farà il suo corso (a parte le modifiche che potranno/potrebbero essere apportate) si riuscirà a raggiungere l’obiettivo di stabilire un “salario minimo” capace di garantire i due principi cardine dell’Art. 36 della Costituzione: proporzionalità e sufficienza. Infine, si potrebbero finalmente superare le lacune e le storture causate dalla mancata,piena attuazione dell’Art. 39 della Costituzione

Infatti, al momento di redigere l’articoli di cui sopra, non si ritenne opportuno prevedere che la Legge potesse stabilire un “salario minimo”, lasciando così questa capacità alle Organizzazioni Sindacali (quelle dotate di personalità giuridica) le cui determinazioni avrebbero dovuto avere efficacia verso tutti gli appartenenti alle categorie rappresentate.  Peccato che una vasta categoria di lavoratori non venivano tutelati in quanto il datore di lavoro non aderiva ad alcuna associazione di categoria!  

Conseguenze negative nell’applicare un “salario” minimo

Da uno studio condotto dall’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani emerge una conclusione: un salario minimo fissato a 9 euro lordi, all’ora, avrebbe l’immediato effetto di aumentare il costo del lavoro per le Aziende con il conseguente contraccolpo sull’inflazione. Allora, forse sarebbe consigliabile un livello più basso accuratamente studiato per evitare oltre a quanto detto, anche una riduzione dell’occupazione regolare ed un aumento del lavoro-nero.

Il problema vero, quindi, è quello di determinare quale sia il “livello medio di salario minimo”! Vi sono poi, infine, i sindacati dei lavoratori (non tutti) che vedrebbero indebolita la loro capacità contrattuale e negoziale con l’introduzione ex-lege di un “salario minimo”.

Analisi tecnica: Possibili criticità per un salario minimo garantito

Anche altre argomentazioni più tecnichepotrebbero indebolire la proposta politica e quindi la fattibilità di un “salario minimo” garantito.  Ad esempio (come abbiamo detto precedentemente) i minimi retributivi previsti dai CCNL non sono costituiti solo dai c.d. minimi tabellari, ma anche dall’incidenza delle mensilità aggiuntive.   

Pertanto, in un computo non-ragionato di un minimo salariale si potrebbe correre il rischio di arrivare ad un “salario minimo” più basso rispetto alla retribuzione minima stabilita dalla contrattazione collettiva. Sembra un’assurdità, ma sarebbe tecnicamente possibile.  

Come si intuisce, TUTTO il mondo del lavoro sarà quindi interessato al risultato di questo confronto fra i più importanti partiti politici di sinistra (salvo uno) ed i partiti di governo. Il recentissimo orientamento è quello di ‘rimandare a Settembre’ l’avvio ufficiale alle consultazioni, ai confronti e ……….. agli scontri. Possiamo essere ottimisti?