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QUOTA 100 o QUOTA 102 

Il ‘dubbio’ e la ‘scelta’. Ecco due momenti spesso ricorrenti nella nostra vita quotidiana: il ‘pensiero’ e ‘l’azione’. Vivendo ci troviamo a prendere delle decisioni importanti e talvolta questo dualismo si presenta in modo prepotente e non raramente, anche drammatico. Quando avrò tempo saccheggerò la Storia per raccogliere i nomi e gli eventi di tutti coloro che hanno avuto dei ‘dubbi’ e sono stati chiamati a fare delle ‘scelte’ che hanno poi influenzato il loro futuro. Voglio citarne solo due scelti adeguatamente per evitare che ogni altra citazione possa essere contaminata da opinioni politiche attuali.

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Amleto recita: «Essere o non essere è questo il dilemma....” (per la verità tutto il dramma di Shakespeare è impiantato su questo persistente interrogativo); certamente il ‘dubbio’ non aveva solo un contenuto filosofico o esistenziale, l’inquietudine di Amleto presagiva il dover fare una ‘scelta’. 

In breve, l’Uomo-Amleto doveva scegliere se agire o non agire.
Quando Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono arrestati, processati e quindi giustiziati sulla sedia elettrica (Agosto del 1927) nacque un ‘caso’ che non interessò solo gli Stati Uniti (dove furono compiuti gli omicidi per i quali furono imputati i due Italiani), ma anche in mezza Europa. Le prove di colpevolezza non furono mai ritenute ‘decisive’ ed allora l’opinione pubblica fu colta dal ‘dubbio’ che la divise fra innocentisti e colpevolisti. Quanto fosse forte il sentimento di ‘dubbio’ lo testimonia – fra l’altro – il fatto che illustri scrittori, filosofi, scienziati e uomini di pensiero si mobilitarono affinché si giungesse ad un nuovo processo, ma senza successo.
Questo ‘dubbio’ non modificò il convincimento dei giudici che dopo ben sette anni di udienze confermò la condanna a morte: la ‘scelta’. Chiedo scusa a tutti coloro che nella Storia subirono le conseguenze di dubbi spesso irrisolti, ci sarebbe da scrivere interi volumi su di essi. E chiedo scusa anche a coloro che riterranno inopportuno aver fatto le citazioni di prima per introdurre l’argomento della famosa “Quota 100 o Quota 102”, è pur sempre anche questo un ‘dubbio’ cui dovrà corrispondere una ‘scelta’. Con la Legge Finanziaria del 2019 si è introdotta una modifica a quel modello pensionistico noto come “Legge Fornero” che ebbe un così forte impatto su tutti coloro che erano prossimi ad ‘andare in pensione’. La battaglia politica interna ed anche verso le metodologie di calcolo ‘ben viste’ da Bruxelles è stata vivace ed alla fine la Legislatura di quel periodo ha fatto di questa Riforma una sua bandiera e non a torto.
Dal 2019 fino al Dicembre 2021 è consentita un’uscita anticipata dal mondo del lavoro a tutti coloro che abbiano almeno 62 anni (limite di età minimo non derogabile) ed abbiano accumulato almeno 38 anni di contributi (62+38=100). Ma non è tutto, la novità più importante rispetto alla precedente impostazione è che NON vi sono penalizzazioni sull’assegno totale (pensione) se non quella ovvia variazione che è dovuta all’effettivo montante contributivo maturato. Fin qui il ‘dubbio’ se andare in pensione o meno è fortemente legato alle diverse situazioni personali che fanno maturare la propria ‘scelta’.   Questa variabilità di situazioni può ben essere rappresentata dai risultati statistici recentemente riportati sulla base dei dati prodotti dall’INPS.
Diciamo innanzi tutto che i ‘tecnici’ che hanno accompagnato i ‘politici’ per prendere le loro decisioni hanno fatto delle ‘previsioni’ basandosi fondamentalmente (ma non esclusivamente) sull’enorme banca-dati fornita dall’INPS. Si è quindi osservata la curva dell’età dei possibili fruitori della nuova riforma (per il periodo 2019-2021), il loro status sociale avente di base il reddito annuo, l’appartenenza ai vari settori produttivi del paese (dipendenti pubblici o privati, dipendenti o lavoratori autonomi) ed il sesso. Tutte queste informazioni fecero prevedere la probabilità di adesione da parte dei cittadini e conseguentemente il ‘costo’ che l’operazione avrebbe avuto nel suo complesso. Ma colgo l’occasione per dire come talvolta anche le migliori ‘previsioni’ possano in parte naufragare a causa di elementi imprevedibili ed imponderabili.
Chi nella elaborazione dei dati fatta durante l’anno 2018 avrebbe mai potuto prevedere una ‘pandemia’ con tutti i suoi drammatici effetti sociali ed economici? Pertanto, i dati attuali relativi a chi ha voluto/potuto fruiredel ‘nuovo modello’ pensionistico sono risultati diversi da quelli previsti. Ad esempio, la ‘scelta’ di chi - avendone i requisiti - svolgeva un’attività che prevedeva una costante ‘esposizione al pubblico’, per timore di contagio avrà maturato una decisione diversa e più rapida di quanto non avesse potuto inizialmente prevedere. Come pure la crisi economica ha reso più stringenti le necessità economiche individuali ed in questo caso la propensione alla ‘scelta’ avrà avuto una dinamica opposta a quelle dianzi dette.   
Poiché arrivato al termine previsto, il Progetto Ponte noto come Quota 100 decadrà e si ritornerà – per continuità – al Modello Pensionistico Fornero. Pertanto, dal 1.Gemnnaio.2022 si ritorna al un ‘gradino di età’ ben più alto di quello precedente ovvero: un minimo di 67 anni per la pensione di vecchiaia e almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) per quella anticipata. Non dobbiamo dimenticare che – salvo variazioni di indirizzo – dal 2026 ci sarà un altro Modello Pensionistico del quale è comunque presto parlarne.  
 E’ evidente che la variazione dello scatto di età cui si è fatto riferimento dal Dicembre 2021 a Gennaio 2022 preoccupa molto i possibili fruitori ed allora i tecnici e la Politica stanno lavorando su una ipotesi di Progetto noto come ‘Quota 102’. La ‘Quota 102’ consentirebbe una uscita dal mondo del lavoro a 64 anni di età compiuti e 38 anni di contributi, con o senza una penalizzazione sull’assegno (nella Quota 100 non c’era).  L’analogia sostanziale con Quota 100 è evidente. Quota 102 (in questo caso 64 + 38) avrebbe un impianto non difforme da quello attuale solo che, fra l’altro, si aggiungerebbero gli adeguamenti alla speranza di vita fino ad arrivare – probabilmente – laddove la sostenibilità della Spesa totale risultasse insostenibile, ad un ricalcolo dell’assegno (Pensione) basato esclusivamente al monte contributivo (vedi ciò che è previsto nell’Opzione Donna ).
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