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ARRIVA MIA

Sussidio alla povertà

Nuovo reddito di cittadinanza MIA

REDDITO DI CITTADINANZA- QUALE SARA’ IL SUO FUTURO?

Un Decreto Legge potrebbe essere portato in Consiglio dei Ministri entro poche settimane.

Dopo che per mesi se ne è parlato, ecco che sta per giungere il momento per conoscere veramente quale sarà il “Nuovo Reddito di Cittadinanza”.
 Questa definizione semplicistica accoglie in realtà tutte le differenze che correranno fra il vecchio “modello” del quale si fece bandiera il primo Governo Conte-Salvini-DiMaio, e quello che entrerà in vigore e del quale potremo dire che rappresenterà una delle bandiere del Governo-Meloni.  

I detrattori (o oppositori) di queste nuove norme hanno subito fatto ricorso alle statistiche ed ai numeri asserendo che il 40% (circa) dei nuclei familiari oggi beneficiari del sussidio ovvero anche il 25% (circa) delle persone fisiche potrebbero perdere i benefici attuali.
Ma ridurre tutto in numeri e percentuale non è mai corretto perché il problema deve essere affrontato su un ampio piano sociale; il “Reddito di Cittadinanza” doveva avere come obiettivo quello di sostenere i soggetti indigenti (coloro che vivono al limite della povertà) ma anche di dare dignità a tutti coloro che  hanno una scarsa scolarità e quindi delle bassissime qualifiche lavorative che gli consentissero un inserimento nel mondo del lavoro aspirando ad una remunerazione decente.  

A questa enunciazione il Governo-Meloni ha sempre risposto che il “Reddito di Cittadinanza” è una misura che ha fallito tutti gli obiettivi per i quali era nata.
Non ha abolito la povertà (primo obiettivo fallito, quindi) e non ha creato posti di lavoro (secondo obiettivo fallito)”.   
Il dibattito su queste affermazioni si è ormai affievolito forse difronte all’evidenza dei fatti perché a suo tempo si volle fare un miscuglio fra azioni volte al contrasto alla povertà ed azioni di sostegno alle politiche attive del lavoro senza una progettualità più ampia che si affacciasse non solo alle reali condizioni del Paese, ma anche all’effettiva dinamicità del Mondo-del-lavoro.   

Allora? Stop all’erogazione del sussidio a chi è in condizioni di lavorare perché si offrirà loro un percorso di formazione che potrebbe essere finanziato da un fondo sociale europeo.
Maggiore attenzione ad i nuclei familiari o alle persone fisiche che hanno familiari a carico o disabilità.   
 Il primo punto non può essere sconfessato aprioristicamente se è vero che proprio in questi giorni, ancora vivo il dolore della tragedia dei migranti, il mondo imprenditoriale (piccole e medie imprese) hanno dichiarato nuovamente che “in tutti i settori c’è richiesta di personale anche con bassa scolarità e competenze”.  
Sul secondo punto il Governo-Meloni ha dichiarato di voler recepire appieno la raccomandazione UE sul reddito-minimo

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Ecco, quindi, che la Legge di Bilancio 2023 (L. 197 del 29.Dicembre.2022) ha introdotto le ‘novità’ delle quali si è sempre parlato

1. L’Art.1 stabilisce un perimetro temporale più ridotto rispetto al passato perché la durata massima dell’erogazione (nel suo contenuto economico) del “Reddito di Cittadinanza” diventerà di sette mesi (ordinariamente) a partire dal 1.Gennaio.2023. Tale durata massima sarà invece di 18 mesi solo per i nuclei familiari che:   

2. L’attenzione viene quindi concentrata sui c.d. soggetti occupabili compresi, pertanto, nella fascia d’età fra i 18 ed i 59 anni di età; essi dovranno:  

3. Tutti i percettori del Reddito di Cittadinanza debbono essere impiegati in progetti utili alla collettività nel Comune di loro residenza.  

4. Coloro che vengono assunti con contratti di stagionalità o ad intermittenza non subiranno conseguenze economiche nella percezione del “Reddito di Cittadinanza” nel limite massimo di euro 3.000,00 (tremila).  

5. Tutti coloro che non accetteranno la prima offerta di lavoro (è importantissimo notare che decade il concetto di offerta di lavoro ‘congrua’) decadranno dal diritto di percepire il “Reddito di Cittadinanza”.  

PATTO PER IL LAVORO 

Per correttezza di informazione, dobbiamo riportare che vengono abrogati gli articoli riferiti al c.d. “patto per il lavoro” che prevedeva le figure dei Centri per l’impiego e dei Servizi Sociali dei Comuni. Si dovranno pertanto prevedere dei provvedimenti sostitutivi o alternativi perché il rapporto fra le 
persone ed il mondo del lavoro si stabilisca (domanda-offerta).

In questo quadro generale, il nuovo strumento di sostegno sociale (cui facevamo riferimento nelle prime righe) si identificherà come “Misura di inclusione attiva” (MIA); sostituendo così il “Reddito di cittadinanza”.  

Questa ‘riforma’ oltre ad introdurre le modifiche citate prima, prevede anche una rimodulazione degli importi erogati.
I nuclei familiari riceveranno come “MIA” un importo base di euro 500.00 (cinquecento/00) il mese; ma variazioni potrebbero interessare i beneficiari che debbono pagare l’affitto. Dobbiamo attendere le indicazioni finali.  
La “MIA”, invece, potrà avere effetti significativi sui soggetti c.d. occupabili per i quali l’importo del beneficio erogato potrebbe essere ridotto fino ad euro 375,00 il mese.   

Infine: