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TASS​I IN AUMENTO? 

Cerchiamo di capire cosa stà relamente succedendo

Premettendo che il Regno Unito (Gran Bretagna) non fa più ​parte dell’Unione Europea (il processo politico iniziato formalmente nel Giugno del 2016 si concluse alla fine di Gennaio 2020 e da quel giorno in poi la famosa BREXIT ebbe compimento) non possiamo però ignorare gli eventi economici che accadono in quel paese perché, è noioso ripeterlo, noi viviamo in un mondo globalizzato.

Se ci fa  (o ci  faceva)  comodo delocalizzare le produzioni industriali in altri paesi nei quali il costo-del-lavoro o il carico-fiscale erano più convenienti godendone così dei vantaggi,  ora dobbiamo esser pronti a subire gli effetti di ciò che accade altrove e delle decisioni che vengono prese in altri Paesi perché  tali decisioni hanno (possono avere) degli effetti diretti ed indiretti sulla nostra economia.   

Ecco, quindi, che l’annuncio. La Banca d’Inghilterra ha stimato che il tasso di inflazione nel Regno raggiungerà un livello mai raggiunto negli ultimi trent’anni: il 10%.
La stima è molto coerente con il tasso d’inflazione effettivamente registrato nel mese di Aprile 2022, ovvero il 9%, con un balzo di 2,5 punti rispetto al mese precedente!

I cittadini del Regno Unito (lo documentano anche le diverse emittenti radio-TV con servizi ed interviste) si trovano in una situazione di grave difficoltà per l’aumento generalizzato del costo dei generi alimentari oltre che del caro- bollette. Questi aumenti sono principalmente dovuti agli effetti della Crisi-in-Ucraina ed anche ai nuovi lock-down che hanno colpito i porti cinesi. Tutto questo a dimostrazione che dobbiamo essere sensibili a tutte le notizie-dal-Mondo.

Gli Inglesi sono notoriamente attenti e sensibili ai sondaggi-di-opinione e quella cui oggi dedicano particolare attenzione è l’indice-di-fiducia-dei-consumatori. Ebbene, questo indice si è abbassato drammaticamente sfiorando i livelli raggiunti durante gli ultimi anni di governo di Margaret Thatcher (1979-1990). 

I redditi delle famiglie sono considerevolmente diminuiti eppure in un quadro di così preoccupante allarme,   la BoE (Bank of England) ha preso decisioni ed intrapreso azioni incisive sul fronte dei tassi d’interesse aumentandoli del +0,25%, portandosi quindi all’1% (un livello mai raggiunto da oltre dieci anni) e per i quali è prevedibile attendersi nuove decisioni

L’aumento del costo del danaro è prevedibile possa avere degli effetti  sullo sviluppo economico del paese. Dalla BoE tali effetti è previsto siano immediati, tanto è vero che la stima iniziale del PIL al +3,75% per l’anno 2022 è rimasta invariata mentre a causa degli stress economico-finanziari subìti, per l’anno 2023 è già prevista una contrazione del – 0,25% (portando il PIL a + 3.50%).

Come detto, tutto questo sta accadendo nel Regno Unito che non fa parte dell’UE, ma gli effetti dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi sono ‘globali’ e pertanto la BCE ha già previso un aumento dei tassi che potenzialmente dovrebbe penalizzare l’euro.   

Da questo dedalo intricato di norme e regolamenti (che non abbiamo potuto trattare completamente per ragioni di spazio e di tempo, come ad esempio: l’adesione al Fondo Pensione di categoria  o territorialee le sue implicazioni, o anche il trattamento fiscale dell’indennità di fine servizio)se ne trae la conclusione che il lavoratore del settore pubblico al termine del suo periodo di servizio può avere seri problemi di liquidità.

Però, per correre in suo supporto, il sistema bancario e finanziario ha posto in essere degli istituti volti a risolvere i problemi di cui sopra, in attesa che i diritti del lavoratore vengano rispettati almeno entro i termini stabili.

A questo proposito, Bankitalia per voce del suo Governatore manda un messaggio che significa in sintesi: No all’aumento dei tassi a breve (Giugno 2022); se ne riparlerà nei mesi successivi avendo come unico scopo quello di combattere l’inflazione. Però............

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