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La crisi di Governo      

Fine del governo Draghi, cosa campia per gli Italiani 

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Da pochi giorni è caduto il Governo o meglio il Governo è caduto solo formalmente da pochi giorni perché - di fatto - la crisi governativa era già in atto ed i flebili respiri che si erano esalati ultimamente non facevano credere (o forse sperare?) che si potesse continuare questa fase di rottura prolungata . Quando c’è stato l’annuncio ufficiale, molti cittadini avranno provato sollievo perché politicamente schierati a favore di chi voleva la tanto sospirata discontinuità, ma tanti altri forse più consapevoli o meglio informati avranno capito che la crisi di governo metteva a rischio alcuni punti importanti dello sviluppo sociale del Paese.       

Cosa rischiamo con un nuovo governo?  

Negli ultimi anni sono stati raggiunti alcuni significativi obiettivi di politica-sociale(se così possono essere chiamati) alcune disposizioni di Legge sono da considerarsi delle importanti deroghe alla ben nota Legge Fornero (Legge 214/2011), che aveva innalzato drasticamente i requisiti per accedere al diritto alla pensione . 

E’ giusto ricordare il successo della famosa “Quota 100” che aveva affermato ‘il principio tecnico’ in base al quale per il triennio 2019-2021 al raggiungimento dell’età anagrafica di 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni, il lavoratore avrebbe avuto accesso al suo diritto alla pensione. Questo diritto è stato poi riconfermato con validità fino al 31.Dicembre.2022.     
E cosa dire della c.d. “Opzione donna”le cui norme, prorogate anch’esse fino alla fine del 2022 (Legge di Bilancio nr.234/2021) consentono un pensionamento anticipato alle donne?  

Quindi? Come è facilmente intuibile ci si interroga se esista in concreto rischio di non godere di queste c.d. flessibilità già a partire dal Gennaio 2023! Non è un pericolo da poco! A quanto detto prima si deve aggiungere lo spinoso punto del ‘salario minimo’. Questo argomento che in linea di principio apparirebbe trasversale a tutte le forze politiche, in realtà è stato un punto divisivo probabilmente perché letto politicamente in modo diverso. La dialettica politica si è arrovellata sul fatto se si dovesse impostare il discorso basandolo sui dati statistici che rendono forte il contributo dato dalla ‘contrattazione collettiva’(quanto meno quella condivisa con i Sindacati) e quindi meno urgente da un punto  generale.   

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"Salario minimo" "Cuneo fiscale"   

Per far giustizia all’argomento nel suo complesso, il punto del ‘salario minimo’ avrebbe potuto essere superato dalla questione del ‘cuneo fiscale’.   

E’ molto difficile riassumere in poche righe la vecchia questione di chi sia nato prima l’uovo-o-la-gallina. E’ più urgente    innalzare i livelli salariali minimi o dare al lavoratore un potere d’acquisto maggiore diminuendo il peso fiscale a suo carico ed a quello dell’imprenditore?

Ed ora con un Governo che potrà svolgere solo un’attività di ‘ordinaria amministrazione’ che cosa ne sarà di questi punti?

Nonostante questi inquietanti interrogativi, fissata la data delle elezioni anticipate (25.Settembre.2022), i partiti politici hanno iniziato il loro concerto di enunciazioni programmatiche. Una fra esse merita attenzione (intendo dire: segnalazione). Una forza politica ha in programma di “aumentare le pensioni minime ad euro 1.000,00 il mese, per tredici mensilità”! Questa iniziativa, che può essere considerata anche come un efficace mezzo contro la povertà, avrebbe un costo stimabile intorno ai 20 miliardi di euro. Ma non è questo il punto più importante. La questione va letta prima di tutto da un punto di vista elettorale.

Si stima che circa 45 milioni di Italiani avendo diritto al voto affolleranno il Teatro delle Elezioni. Il numero dei votanti sarà certamente decimato dall’astensionismo-al-voto che nelle ultime occasioni ha dimostrato essere un partito molto importante, quello del non-voto. Ma sarà comunque un numero significativo e l’ISTAT, confermando che l’Italia è un paese che sta invecchiando velocemente, ci suggerisce l’idea che in platea ci saranno più persone con un’età vicina a quella pensionabile, che non giovani. 

Quindi, gli attori sul palco non possono che prediligere di recitare con un copione che si rivolga ad un pubblico di persone, ansiose di vedere – giustamente, vista l’inflazione galoppante – un aumento della propria pensione piuttosto che interessarsi alle vicende del ‘cuneo fiscale’. Ma una buona parte di quel pubblico deve anche pensare che se la c.d. flessibilità in uscita sarà messa in discussione, il momento di godere di una meritata pensione si allontanerà sempre di più. 

Tutto questo per dire di fare attenzione agli slogan elettorali e di riflettere molto seriamente sull’esercizio dell’irrinunciabile diritto al voto e quindi di essere rappresentati, dopo il 23.Settembre.2022, da chi le questioni alle quali abbiamo solo telegraficamente fatto cenno, le vogliono veramente affrontare e risolvere.